L’Azerbaijan è uno dei Paesi a maggiore tasso di crescita fra quelli dell’ex URSS. Negli ultimi anni, l'Azerbaijan ha realizzato tassi di crescita "cinesi", raggiungendo tra il 2006 e il 2008 una performance di crescita a due cifre (in media del 20% e con punte del 34%).
Attualmente il Paese attraversa una delicata congiuntura economica a causa del basso corso dei prezzi del petrolio, da cui Baku e' fortemente dipendente, e della svalutazione della valuta nazionale, il Manat, per cui ci si aspetta una riduzione delle stime di crescita per il 2015 attualmente previste all'1,9%.
Nel 2015 il PIL del Paese è aumentato del 1,9% raggiungendo 64 miliardi di euro e un PIL pro-capite di 6.435 euro. La crescita del settore non oil e’ stata del 8,3%, mentre e’ diminuita la crescita del settore oil & gas. Le stime di crescita per il 2016 sono del 2,7%.
Nel biennio 2015-2017 si prevede amche una progressiva diminuzione del tasso di inflazione che dal 5,5% del 2015 passera’ al 5% nel 2016 e al 3% nel 2017. Il debito pubblico, aumentato nell’ultimo anno dall’11,2% del 2014 al 14,4% nel 2015 si prevede che rientrera’ nei valori del 12,4% nel 2016 e del 11,5% nel 2017. L’Agenzia Fitch ha inoltre confermato il trend, iniziato nel 2013, della crisi nello sviluppo del settore petrolifero per il biennio 2015-2017. Il prospetto economico risulta tuttavia contemperato dalla crescita del settore non petrolifero del 4-5% annuo tra il 2016-2017. La crescita nel settore non petrolifero d’altro canto portera’ ad un aumento dei proventi fiscali che presumibilmente, secondo le previsioni dell’Agenzia Fitch, toccheranno il 15% del PIL.
I dati del Comitato di Statistica nazionale sul commercio estero mostrano un volume di interscambio pari a 34,7 miliardi di euro nel 2014, con un saldo commerciale positivo di 17,3 miliardi di euro. Circa l’85% delle relazioni commerciali si sono svolte con Paesi al di fuori dell’area CSI, circa il 10% con Paesi CSI.
Al primo posto nella classifica dei Paesi investitori si colloca il Regno Unito (1,12 miliardi di euro, pari al 44% del totale IDE), seguito Stati Uniti (360 milioni di euro, pari al 14,4% del totale IDE), Giappone (222 milioni di euro, pari al 9% del totale IDE), Norvegia (5% totale IDE), Repubblica Ceca (4%), Turchia (4%), Francia (1,8%), Corea (1,1%). L'Italia si è posizionata al 9° posto con 360 mila euro, pari a meno dello 0,1% del totale IDE.
La SACE classifica il Paese nella V categoria di rischio (2016). La societa’ di rating Standard & Poor ha rivisto al ribasso l’outlook del Paese riducendo il rating dell’Azerbaijan da stabile a negativo, confermando il rating BBB-/A-3 a breve e a lungo termine sul debito sovrano. La decisione della societa’ di rating e’ legata agli effetti dei bassi prezzi del petrolio sull’economia azerbaijana che soffrira’ di una riduzione della spesa governativa o di maggiori debiti governativi a causa dei minori introiti derivanti dalla vendita di greggio.Secondo Standard & Poor il prezzo del petrolio si manterra’ basso a 55 dollari a barile nel 2015 e recuperera’ sensibilmente a 75 dollari nel biennio 2016-2018, detrminando quindi una depressione della crescita dell’economia azerbaijana nell’anno corrente e nel prossimo biennio, oltre che una riduzione della bilancia commerciale e del bilancio statale.
L’EIU prevede che l'economia azera continuera’ a crescere ad un tasso medio annuo del 2,5% nel 2014-18. La diminuzione della produzione di petrolio sara’ infatti compensata da un elevato afflusso di investimenti nel settore energetico, con particolare riferimento al campo di Shaz-Deniz II. L'inflazione aumenterà più rapidamente nel 2014 con una media del 5,8% nel 2014-18. Nel 2014-18 la moneta sarà sostanzialmente stabile in termini nominali rispetto al dollaro USA, supportata dai proventi delle esportazioni e afflussi di capitali esteri.
Secondo il FMI, la produzione petrolifera, motore della rapida crescita dell'Azerbaijan negli ultimi dieci anni, resterà sostanzialmente invariata nel 2014-18, per poi diminuire successivamente soprattutto presso il campo Azeri - Chirag - Guneshli (ACG) che rappresenta l’80% della produzione totale.